Ayahuasca (Banisteriopsis caapi)

È una grande liana rampicante, con lunghi fusti, corteccia sottile e ruvida, con rami lucidi di colore grigio o brunastro di poco spessore.

La corteccia contiene alcaloidi, triptamine e derivati ​​della beta-carbolina tra le altre molecole: armina, tetraidroarmina, armalina, armol…

La Banisteriopsis caapi è endemica delle aree tropicali e subtropicali del Sud America, in particolare nelle regioni andine e amazzoniche di Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Brasile e Venezuela.

Enteogeno, pianta sacra.

L’uso delle piante psicoattive ebbe inizio nelle civiltà antiche, come veicolo per entrare in contatto con il mondo spirituale, sia alla ricerca della conoscenza che della guarigione.

Questa caratteristica storica della comunicazione con il mondo energetico o spirituale ha portato un gruppo di scienziati, tra cui Robert Gordon Wasson, nel 1973, a proporre il termine “enteogeno”, di origine greca, che significa “Dio (theos) interiore”, come sostituto per il termine precedente “allucinogeno o psichedelico”.

Altri termini nativi utilizzati sono “piante maestre” o “piante sacre”.

(LUNA, 1984; TUPPER, 2002).

Ayahuasca in lingua quechua significa “vite delle anime” (aya: morta, anima, spirito e waska: corda, liana, vite).

Analoghi dell’Ayahuasca

Quando questa bevanda psicoattiva è prodotta con specie diverse da quelle già menzionate e contiene principi attivi simili, si chiama “Anahuasca” o “bevanda analoga all’Ayahuasca”.

Questo termine è stato coniato da Jonathan Ott durante la stesura del suo leggendario libro “Pharmacotheon, farmaci enteogeni, le loro fonti vegetali e la loro storia”, compiendo un passo da gigante nella conoscenza e nella diffusione di queste piante.

Nel preparare il capitolo sugli IMAO e il DMT, Jonathan si rese conto che c’erano innumerevoli piante in tutto il pianeta che contenevano questi principi attivi, e che quindi centinaia di bevande psicoattive potevano essere rese analoghe all’originale Banisteriopsis caapi e Psychotria Viridis; una sessantina di verdure per ciascun gruppo, matematicamente circa 4.000 possibili varianti della bevanda psicoattiva.

Nacque così il suo libro “Ayahuasca Analogues, an Entheogen from Pangea”, che venne pubblicato due anni dopo, nel 1994, e con il quale, oltre a scaricare alcune pagine del voluminoso Pharmacotheon, apriva la possibilità di un campo di ricerca che ben presto ne mostrò le enormi possibilità.

Tribù brasiliane che usano l’Ayahuasca

Molte tribù brasiliane come gli Ashaninka, e soprattutto diverse appartenenti al ramo linguistico Pano (Kaxinawá, Yawanawá, Jaminawá, Marubo, Katukina, tra gli altri), usano tradizionalmente l’ayahuasca nei loro rituali.

Gli indiani Huni Kuin/Kaxinawá usano la Nixi pae, l’ayahuasca prodotta dalla specie di Psychotria chiamata kawa (nai kawa, pishikawa, batsikawa) e la specie di Banisteriopsis chiamata Huni o Nixi pae.

Raccolto

Si propaga per talea di fusto e radice, lunga 5 cm in posizione orizzontale. Si utilizzano con buoni risultati anche talee di fusto lunghe circa 30 cm e 1 cm di diametro, piantate in posizione obliqua, simili alla yucca.

La piantumazione viene effettuata all’inizio della stagione delle piogge, con una distanza di 3 m x 3 m. Nelle fasi iniziali del suo sviluppo si effettuano potature sporadiche per facilitare la raccolta ed il controllo delle infestanti.

A causa della crescente espansione del consumo della bevanda Ayahuasca, è necessario sviluppare metodi di coltivazione specifici per le specie utilizzate per la sua preparazione al di fuori della regione amazzonica, dove attualmente esiste un alto tasso di estrazione.

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