Bevanda ayahuasca

Ayahuasca è il termine usato sia per riferirsi alla vite Banisteriopsis caapi sia per descrivere la bevanda psicoattiva.

La bevanda sacra Ayahuasca si ottiene cucinando due specie di piante endemiche della foresta amazzonica: la vite Banisteriopsis caapi, che contiene derivati ​​della beta-carbolina: armina, armalina e tetraidroarmina; e l’arbusto Psychotria viridis Ruíz & Pavón, che contiene DMT (N, N-dimetiltriptamina), un derivato della triptamina.

In misura minore, nella preparazione della bevanda vengono utilizzate altre piante.

Oltre alla Banisteriopsis caapi, altre specie dello stesso genere vengono utilizzate in misura minore, come la Banisteriopsis longialata o la Banisteriopsis lutea, tra le altre.

D’altra parte, oltre all’arbusto Psychotria viridis, viene raramente sostituito da altre specie dello stesso genere, come: Psychotria o Psychotria batiskawa, tra gli altri.

Mckenna (1998a) descrive che in Colombia ed Ecuador, oltre al genere Psychotria, viene utilizzata anche un’altra pianta della famiglia delle Malpighiaceae che contiene un’elevata concentrazione di DMT: Diplopterys cabrerana. (OTT, 1994; MCKENNA et al, 1998a).

Storia della bevanda ayahuasca

Non si sa con certezza dove, come o quando ebbe inizio la pratica del suo utilizzo; Le prime testimonianze archeologiche, come vasi e statuette, risalgono al 1500 e al 2000 aC) che, essendo legate all’uso di altre piante psicoattive, rendono difficile conoscerne la vera origine. (Naranjo, 1986, Mckenna, 1998)

Gli studi botanici sulle specie utilizzate nella preparazione dell’Ayahuasca iniziarono nel 1851, quando il botanico inglese Richard Spruce raccolse alcuni esemplari della liana utilizzata nella bevanda degli indiani brasiliani della tribù Tukano, classificandola come Banisteria caapi, che, nel 1931 , è stata riclassificata da Morton come Banisteriopsis caapi. L’altra specie utilizzata, l’arbusto Psychotria viridis, descritto per la prima volta da Ruíz e Pavón nel 1779.

Questa bevanda è conosciuta anche con i nomi hoasca, yagé, caapi, mihi, natema, pindé, daime, vegetal, tra gli altri; Luna menziona almeno 72 tribù che usano la bevanda e 42 nomi diversi. (Luna, 1986, Labate, 2004).

Aspetti culturali della bevanda Ayahuasca

Nella dichiarazione di Siã Kaxinawá, capo del T.I. do Rio Jordão, ci parla dell’ayahuasca:

“L’Ayahuasca è la scienza dello spirito, della natura e delle leggi del mondo. Non lo prendiamo come uno scherzo: beviamo Ayahuasca per vedere e affrontare questioni di una certa serietà. Per preparare la bevanda andiamo al montagne per cercare viti e foglie. Quando le troviamo, tagliamo la vite insieme alla foglia.

Quando siamo tornati a casa l’abbiamo lasciato per continuare il giorno successivo, dato che di solito è tardi.

Il giorno dopo, molto presto al mattino, iniziamo la sua preparazione, che ci impegna tutta la giornata. Alle sette del pomeriggio abbiamo bevuto qualcosa con i nostri compagni, poi abbiamo cantato. Ognuno prende tutto quello che vuole. La vite ci insegna molte cose. “

(SIÀ KAXINAWÁ apud MONTE, 1984)

Famiglia: Malpighiaceae.
Nome scientifico: Banisteriopsis caapi (Abete ex Griseb) Morton.

Altri nomi usati: Yagé, Bejuco bravo; Caapi (Brasile); Mado, Mado bidada e Rami-Wetsem (culina); Ñucñu huasca e Shimbaya huasca (quechua): Kamalampi (piro); Punga huasca Rambi e Shuri (sharanahua); Ayahuasca gialla; Ayawasca, Nishi e Oni (shipibo), Ayahuasca nera, Ayahuasca bianca; Il paradiso dell’ayahuasca; Shillinto Natema (jibaro); Vite d’oro (Colombia); Mi-ciao (cubeo); Amarron huasca e Inde huasca (ingano); Yajé (kofan); Shuri-fisopa e Shuri-oshinipa (sharanahua), Napi; No.

Foglie: Ha foglie opposte, lunghe da 15 a 17 cm e larghe da 6 a 9 cm di forma ovato-lanceolata con apice acuminato, hanno la base dotata di due ghiandole ed hanno forma ottusa o arrotondata.

Infiorescenza: ascellare, con 4 fiori, lunghi 5 cm, talvolta riuniti in ombrelle a pannocchia. Fiori ermafroditi, pentameri; calice con 8 ghiandole basali; corolla con petali gialli, rosa pallido o rosso-vermiglio, con dieci stami. Gineceo tricarpellare, stili sigmoidali.

Frutto: Samara leggermente strigosa, oblunga, con ala dorsale coriacea e sinuosa, lunga 3 cm e larga 0,8 cm.

Clima: vive in climi tropicali e subtropicali, con temperature tra 20 e 26ºC, precipitazioni tra 1.800 e 3.500 mm/anno e altitudini fino a 1.500 metri sul livello del mare.

Terreno: Sabbioso-argilloso con abbondante sostanza organica. Biotopo delle popolazioni naturali: Vive in terreni alti, lontano dalle rive, in terreni allagati solo a crescita elevata, foreste vergini, in condizioni intermedie di luce o ombra.

Ritorna al blog